martedì 19 luglio 2011

Nel cortile dei sogni, ciao Carlo

Non sono in nessun modo una fautrice della violenza, dell'anarchia fine a se stessa e dell'odio gratuito verso le forze dell'ordine, chè le trovo cose stupide, di una stupidità ignorante, ancora non più accecata da ideologia, ma da vero distacco dalla realtà.
Quello che però sono, e l'ho capito non so quando con precisione, ancora bambina, questo sì che lo so perchè lo sono sempre stato, è essere una che sta dalla parte dei sogni e di quelli che hanno sogni.
Quelli che hanno sogni, sono quelli che non gli basta l'adesso, o non lo possono proprio accettare, e allora si arrampicano su una scala a pioli che cresce dentro di loro, e nella speranza di arrivare da qualche parte, si arrabattano nella loro salita. C'è anche chi, semplicemente, di spazio per i sogni non ne ha neanche più, e dopo essere precipitato da qualche gradino alto, ha deciso di dire al mondo che di là dal muro, lì su, qualcosa c'è, ed è nel diritto di ognuno riuscire a toccarlo. Che poi sogni sono anche cose normalissime: un lavoro, una dignità, una giustizia sociale, un essere ascoltati perchè si ha una bocca, un pretendere di far valere il proprio diritto alla felicità, di far vivere i propri valori. Quelli che hanno sogni, poi, sono gente normalissima, magari anche timida, che una domenica aveva intenzione di andare al mare, ma invece ha cambiato idea perchè qualcosa non quadrava, ancora una volta, e quando è più forte di te, prendi e vai.
E quindi a proposito di sogni e gente che sogna, quei fattacci mi colpirono come una sassata in testa, come solo la morte  di un ragazzo, gratuita e spaventosa proprio perchè innaturale e ingiusta, può colpire una adolescente fatta di sogni e poco altro. Ventitrè anni che non sono niente, solo un corpo su cui passano sopra le ruote un paio di volte. Non voglio entrare qui nel merito dei fatti di Genova, chè il discorso, come tutti i discorsi dolorosi, non sarebbe e non potrebbe essere nè lineare nè univoco nè completamente obiettivo, ma mi va di salutare Carlo. Carlo, che da quanto ho visto e letto, manco doveva esserci a Piazza Alimonda quel giorno. Carlo che per me, lungi dal diventare un eroe, era uno di quelli che forse volevano solo dire io voglio un mondo diverso, lasciatemelo sognare.

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