sabato 9 luglio 2011

Manine prensili e polmoni d'acciaio


Che sei arrivato in un giorno di fine aprile, quando tutti festeggiavano e mangiavano la frittata, ed era una festa di tutti e di tutte, e noi abbiamo saputo di te solo molto poi.
Che sei stato una sorpresa per i più vicini e i più lontani, e l'ansia mica era così sotterranea, ti sei fatto attendere da grande star.
Che sei stato aspettato da due occhi azzurri e due neri, pozze grandi e belle di paura e gioia cristallina e giovane e piena di amore, quello che non ha mica paura nè razionalità, quella degli adulti dentro e fuori.
Che ti ho visto stringere le manine microscopiche mentre eri anni luce dal nostro mondo, fendendo con un raggio silenzioso quello che conosciamo, che non è mai poi molto.
Che hai fatto un sacco di strada, e chissà cosa hai visto mentre arrivavi qui, e lo vorrei proprio sapere, se potessimo fare una chiacchierata, sguardo con sguardo.
Che hai portato una nuova famiglia, quiggiù, col tuo solo corpicino e una presenza da protagonista comico e da contemplazione.
Che ti ho sentito anche a questa distanza, piccolo velociraptor dai polmoni d'acciaio, e mi è venuto da sorridere pensando allo sfinimento e ai passeggi e alle ninnenanno sul braccio.
Che dal tuo pianeta ti sei portato una bella valigia, e dentro c'era un nuovo paio di occhi per le cose del mondo, e mica solo per te.
Che mi sono convinta che il tuo fosse un sorriso per me, lì, sotto quel palco che mi sa entrerà nelle tue vene, pure, chè ce l'hai nel dna, volente o nolente.
Che tu sia sempre in direzione ostinata e contraria, il mio augurio.
E insomma, questo è un benvenuto un po' sconclusionato per te.
Benarrivato Marcolino.
(E la dedica musicale, che non è mica a caso, e tu capirai.)

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