domenica 7 agosto 2011

Timidezza e altre tecniche di karakiri

Un po' inquietante in certi momenti, devo dire che comunque mi stai simpatico, e riconosco che sei molto disponibile, nonchè preparato nel tuo lavoro. Però, ecco, se potessi evitare di parlarmi tenendo disinvoltamente e perennemente i tuoi occhi ad altezza Lovable, te ne sarei grata. Voglio dire, sei totalmente carente di quella capacità di guardare senza farti beccare, e la cosa è per me imbarazzante e fastidiosa, a tratti divertente ma più che altro odiosa. Ti manca completamente quella mobilità oculare sottile ed essenziale per lo scandaglio inosservato, che va affinata col tempo, certo, e che i maschi solitamente iniziano ad allenare fin dalla pubertà, per prendersi avanti. Va detto, certo, che si tratta di pratica non esclusivamente maschile, e ci mancherebbe altro. Io sono campionessa indiscussa di suddetta pratica, che il 99% delle volte porto a perfezione assoluta, evitando direttamente di guardare l'oggetto del desiderio, più che altro per timidezza, pensa che genio. Pertanto se non ti guardo, è probabile che tu mi piaccia (tu uomo ipotetico, non tu di cui sopra! ndr). Ma anche no. (ok, sì, sono delle parole crociate senza schema, e chi mi risolve è come minimo un Bartezzaghi, chettedevodì?) A volte però mi trovo in ambiente e situazione ideale, come l'altra mattina in autobus, quando ho potuto rimirare di sottecchi il tizio ragazzo figo seduto a mio favore qualche fila più avanti. Presente quei ciuffi buttati là a caso (che non è mai a caso), sguardo malinconico al finestrino, occhi di una certa intensità, felpina sportiva non male, compostezza rilassata, mani come si deve? Ecco. Insomma, per una bella mezz'ora io e la mia tecnica di ti sto guardando ma non ti sto guardando, abbiamo scansionato il soggetto in questione, il quale un paio di volte deve essersi sentito tirato per la giacchetta, dato che ha alzato lo sguardo beccandomi in pieno mentre dietro occhiali da sole mai schermanti del tutto, dannati, correvo imbranatamente ai ripari con occhi in rapida fuga, tradita meschinamente dal colore del viso in repentina evoluzione dal rosso tiziano al viola prugna, andata e ritorno. Improvviso, dopo un sonoro "cazzo!" mi è balzato in mente quel verso che fa "chissà se ne ridi o se ti fa piacere", che è una cosa che penso spessissimo, considerato che tipo di regali faccio, che tipo di attenzioni porto, che tipo di persona sono.
I conoscenti che mi dicono quindi che non li saluto per strada ora dovrebbero capire, e perdonernno la mia apparente stronzaggine (nonchè miopia, non dimentichiamlo), ma è evidente che sono troppo presa a studiare asfalti, attraversamenti pedonali prossimi, arredo urbano e appigli visivi in genere. Detto in altre parole, io quando sto in giro cerco di mimetizzarmi, studio le piastrelle, guardo per terra ed evito sguardi che potrebbero piacermi. Non so se capite come sono messa.

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