mercoledì 17 agosto 2011

Il riposo dei giusti


PROLOGO
All'ombrellone n.6, prima fila fronte mare, si disquisisce di Umberto Eco e Guido Gozzano ma pure della Ventura e di Belen. Io se mi conoscessi adesso mi innamorerei seduta stante di me.

ATTO I
Ad arrampicarsi, pancia in giù sulla sdraio in direzione onde, si possono scovar scene delicate e un poco retrò: un tizio calvo in mare abbracciato al suo canino che teme l'acqua, il venditore di aquiloni che fa pausa sigaretta e quasi non decapita un marmocchio col filo pendente, due corpi bianchi bianchissimi che si tengono per mano mentre schizzano coi piedi urtando il bagnasciuga dei loro passi.

All'improvviso entrano in scena i veri protagonisti: punte delle orecchie in rapida fase di abbrustolimento; sguardo finto disinteressato al tizio incredibilmente affascinante che incredibilmente passava di lì, occhiata d'intesa e palette in alto - votate -  voto 8 e 1/2; uomo del lettino di fronte (fedifrago, scoperta ignobile) che precipita, vinto dalla forza di gravità, sempre in posizione orizzontale nonchè con suddetto lettino sulle sue fedifraghe membra; svariati skip alla riproduzione casuale dell'Ipod che ripropone il passato nelle varie versioni pop, rock, smielè; parte bassa del mio nuovo costume che vive di vita propria mettendomi in serio imbarazzo; spiaggiamento in riva a mò di foca monaca con corredo di sabbiature e sguardi che mi sanno troppo lascivi, prima di capire che sembro una che fa la lotta nel fango - mi risciacquo, va;  risate belle e di pancia come non da un po' e paninazzo speck formaggio e funghi con vista su.

CONCLUSIONE
Domani, altri lidi. Poi, per qualche altro giorno, stessa spiaggia stesso mare. Considerato come sto, potrei anche mettermi a cantare questo.

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