Marco e Alessia si sono conosciuti all'università, studiavano cose diverse, e chiaramente lei non lo poteva sopportare. Quando li ho visti, oggi, in quel loro pezzo di mondo che sembrava uscito da uno dei miei sogni (verde a perdifiato, monti e pietre, vento e medioevo e case vecchie e esplosioni di fiori e acero noce cipresso frutti sui rami e giù ancora verde e l'altalena, uh, l'altalena), mi sa che sulla panca lì con noi c'era seduto anche quel semidio nudo amico di Pollon, e magari si faceva i cazzi suoi, ma stavolta la mira l'aveva presa bene e si gustava anche lui il risultato del suo ottimo lavoro.
E ricordo ancora le chiacchiere di me e lei, in ufficio: chè ci sono momenti in cui non lo so, le litigate sono furibonde, e siamo davvero diversi, e fatico a far capire tutto questo agli altri e penso che forse sono pazza io, e lui è orso orsissimo e non so se mi lascerà entrare nel suo mondo, lui dice di sì, ma io non vorei sentirmi ospite e però non lo so spiegare, sento che con lui sono a casa, e vivo. E poi c'è stato il velo e lei era bellissima e senza gli occhiali, e lui imbarazzatissimo, un bambino frastornato dalla baraonda in un vestito importante, e i loro progetti di qualcosa di lontano, di loro, di diverso, di rischioso, di coraggioso. E infine l'inaugurazione del loro agriturismo azienda dove zappano e tagliano e seminano e si asciugano il sudore e lei guarda lui che si è messo a farle la macedonia perchè lei non ha mangiato, e allora io sono tanto felice per voi, ecco.
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