domenica 24 aprile 2011

Io vorrei, non vorrei, ma se vuoi

Oggi si parla di chiodo scaccia chiodo, buonanotte alle buone intenzioni. In questi giorni di rotture pluriannuali e di nuove assurde copulo-affinità, ho avuto modo di riflettere sulle relazioni e sulle loro leve, virgole, viti, ingranaggi, trappole e botole segrete. Mi soffermerò sull’inizio, sull’uscio, sull’apertura del meraviglioso portone d’ingresso di un certo tipo di relazione (alla quale, eroina che non sono altro, non ho mai ceduto).
Dunque. Io sarò pure una persona esigente, sarò una persona dissociata, sarò una  mezza sega a dichiararmi, a staccarmi, a inventarmi, almeno quanto a capire cosa voglio e, cosa peggiore, a tenermelo, e sarò anche una gran bella codarda, mai negato, ma a me sto 80% di coppie mi puzza di chiodo scaccia chiodo. Sarò di certo affetta inoltre da pericolosa malattia per cui il mio uomo deve combattere (in alternativa, allevare) draghi, mulinare spade e gettare il mantello per me, ma mi domando come sia possibile.
Come è possibile che ste coppie si formino da amici messi vicini, capitati seduti a fianco una sera in pizzeria che un giorno si dicono, ok, mettiamoci insieme, punto; abbiamo molti elementi che mi fanno pensare che figliare con te potrebbe essere la deriva dei miei prossimi due o tre anni: abbiamo dalla nostra il fatto che mi sei simpatica, mi diverto a costruire con te le tende scout, ci vediamo già i venerdì sera insieme agli altri, effettivamente non mi fa ribrezzo guardarti, per cui ok, che ne dici? Dico ok.
MACCHECCAZZO. Io dico che siete dei coglioni.

Boh. A me sta gente mi fa una grossa grossa tristezza. Gente che evidentemente non è molto abituata a combattere, a rintanarsi in un angolo a leccarsi ferite, a piangere quando urta contro le proprie stesse ossa, o a sentire qualcosa in modo intenso, totale, assoluto, scottarsi le dita toccandone le trame.
Occhio, non sto dicendo che una amicizia non si possa trasformare in amore, ma la trasformazione ci deve essere: profonda, violenta, totale! Ti verrà il mal di pancia quando mancano solo tre ore alla vostra uscita; ti si incrociano le dita dei piedi quando senti il suo nome; ti svegli, addormenti, lavori pensando a quanto la sua persona sia un grossissimo pezzo del tuo stesso corpo, e di come il tuo respiro sia totalmente inutile a questo mondo, quando essa non c’è?  Ti prende in pieno un fulmine ogni volta che la vedi, o che anche solo ti capitano fra le mani i piccoli regali che ti abbia fatto, le vostre cose stupidissime e importantissime?(*) La risposta è che se lui/lei è sempre e solo un amico/a con cui vai – ommioddio- d’accordo e con cui ti sei messo insieme, non capiterà mai. E allora, dico io (brutto/a pirla), perché abdicare alla ricerca o scoperta della vera essenza di un sentimento che ti prende e ti trascina sul tetto, sulle nuvole, su Marte (casa mia), ti lancia nella Via Lattea e ti lascia lì a fluttuare con la tua espressione ebete da fatemi tutto, tanto non sento niente? Allora, già che ci sei, mangia senza sale, esci dal cinema prima di vedere il finale del film, ingoia una scatola di chiodi perché non hai più spazio nella cassetta degli attrezzi, comprati le scarpe di un numero più piccolo, sparati sulle ginocchia per passare il tempo, fatti una passeggiata nella zona verde di Baghdad avvolto in una bandiera degli USA.
Chi siete, arrendevoli piccole persone che non approvo? Gente che non sa stare sola, mi viene da pensare. Gente che, magari scottata, preferisce non rischiare di perdere ancora pezzi di sé in battaglia, sanguinando copiosamente nel rimettere a posto i suoi rimasugli. Gente che cede al desiderio di una scopata a portata di mano che, ok, posso capirlo, quando ci vuole ci vuole, ma poi? Ma che tristezza. Mi spiace un po’ per voi, amici accoppiati ad amici, che vi perdete il bello del tanto e del forte e dell’indescrivibile, accontentandovi di colori pastello mentre la vita, fuori, può essere davvero un’esplosione di evidenziatori.

(*) Il video qui sotto è, a mio avviso, un’ottima rappresentazione visiva del rimescolamento viscerale che vi deve prendere quando, comeminimo, vi telefona l’amato/a. Se ciò non accade, è palese che in queste righe sto parlando di voi.

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