martedì 19 aprile 2011

Del perché l’asimmetria porta alla felicità


La gente si attrae per miriadi di ragioni, poi mettiamoci pure di mezzo l’ormone guizzante di primavera, e la frittata è fatta. Quello che mi piace più di tutto è vedere certe coppie esteticamente spaiatissime percorrere chilometri di vita insieme, felici come api nel vasetto di miele millefiori o come una qualunque me in una stanza piena di roba vecchia (colgo l’occasione per ricordare che se avete bisogno, svuoto box cantine e garage, ndr).
Li vedi passeggiare senza altra ansia che quella di vivere, in un centro affollato di rayban su cui atterrano, spioventi, ciuffi più o meno masculi, a qualche centimetro da tshirt nerdy su spalle diciannovenni/ventitreenni/trentaduenni di gente che non solo si crede, ma anche si autodefinisce cool – usando proprio questa parola, ommioddio. Dicevo, li vedi passeggiare nella loro asimmetria di bellissimo + roito occhialato-capello unto da studentessa di facoltà scientifiche-abbigliamento color beige amorfo amorfissimo tristerrimo sempre e comunque non si sa perché-sguardo da triglia di allevamento o, al contrario, figa imperial al braccio di dente indisciplinato-scarpa d’anteguerra-andatura da orso Yoghi-sorriso ebete-sfiga impressa a fuoco in ogni gesto/sguardo/pensiero.
Beh, a me ste coppie fanno impazzire.
E’ come se la loro forza di coppia emanasse un grandissimo gesto dell’ombrello che, viaggiando a un centimetro dalla loro faccia, li precedesse come un araldo che annuncia il loro arrivo, pronto a imbattersi contro gli sguardi sbigottiti del resto di passeggianti della domenica i quali, iniziando a darsi di gomito e spifferandosi all’orecchio i vari “Ma hai visto quellaaa/o?? Ma come si faaa?”, inconsapevolmente finiscono per suicidarsi ingranando la quinta contro questo muro di felicità.


L’effetto sui detrattori, infatti, è l’innesco di una sconcertante, deludente, cristallina autoanalisi circa la propria condizione, mentre i nostri eroi, imbattibili, inavvicinabili, inattaccabili, dotati di bazooka caricato a gioia auto-generantesi, a venti-trenta cm sopra di noi ci guardano come dal pianerottolo dell’ultimo piano, immersi nella loro bolla di autentica contentezza, che a toccarla ci rimaniamo secchi come le mucche al pascolo sul recinto di alta tensione. (Molti cadaveri rinvenuti nei pressi di giovani coppie spaiate brutto+bella et viceversa avvalorano questa mia ultima affermazione).
Insomma, ste coppie spaiate mi sembrano sempre più esseri illuminati che abbiano scoperto il Sacro Graal, l’acqua calda, la ruota, il fuoco, il sistema binario, l’Amore Vero, le regole dello scopone scientifico, l’origine del big bang, il perché del successo dei Crocs tutto insieme, tutto in una volta. E io sono lì che passeggio in mezzo a questa sparatoria immaginaria, e mi scappa un autentico sorriso di gioia per loro, di soddisfazione, di solidarietà, e mi volto e li guardo ancora, mentre i cagnatelli più simpatici, quelli che ti vengono a guardare, occhi dal basso delle loro zampette incerte, li avvicinano e si fanno un giretto nei loro pressi, perché mi sa proprio che ci si riconosce tra custodi della Vera Felicità, che è quella che non si sbandiera, non si imbelletta, non si immagina, ma si vive.
E insomma, chiaro che anche questo, come molto di ciò che mi riguarda, è solo nella mia testa, ma ho sempre la sensazione che queste coppie siano davvero più autenticamente, genuinamente e meritatamente felici di molte altre. Retaggio di una educazione sentimentale fatta di scarpette di cristallo e mele avvelenate, lo ammetto, ma se fosse vero non sarebbe male per niente.

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