giovedì 12 maggio 2011

Ogni lasciato è perso

Il tempismo non è mai stato il mio forte, e a quanto pare neanche quello della vita, per come dovrebbe essere sulla carta, per come ce la fanno immaginare da che nasciamo. L’ironia della sorte - o la sua stronzaggine, vedete voi - è invece sempre all’erta, molto attenta, guardinga e decisamente con le scarpe allacciate belle fisse giorno e notte, estate e inverno, che non si sa mai.
E insomma, stiamo sto tanto qui a prevedere, a immaginare, a prepararmi, tutto per non farmi cogliere impreparata da niente, chè invece ci scappa sempre qualcosa, quasi sempre tutto.
E allora va a finire che ci vengono in mente le cose da dire sempre dopo, le espressioni da venderci sempre troppo tardi, i baci da parare sempre quando c’è già il contatto, le lettere da spedire quando non ha più senso dire niente, un posto da rivedere quando ha perso tutti gli alberi che ci stavano intorno.
Riflettevo su questo oggi - e lo so che è una banalità bella e buona - chè mi sono scoperta conservatrice (nel senso di conservare e non buttare mai mai mai) non solo di frasi di libri, sottolineate e ricopiate manco una adolescente sulla smemo, ma anche di canzoni, soprattutto canzoni di addio. E allora le metto da parte per quando sarà il momento buono, per quando serviranno davvero, rammaricandomi quasi di non avere adesso una storia da finire, o meglio, desiderando una storia da finire, senza il dolore di doverla finire. In quel caso sarei pronta, con la mia bella serie di musiche da suicidio, da ricordo, da gli taglierei le palle la testa, da perchè nessuno mi vuole.
E che se ci mettiamo a vedere (occhio che arriva un'altra banalità), le canzoni di cuori infranti sono il 90% delle canzoni, e non staremo qui a dire che, conferma della banalità, è sempre dalla sofferenza che nasce l’arte vera. Dirò solo che le prime che mi vengono in mente sono queste, quelle che ascolterei oggi (quelle di ieri che, lame niente affatto morbidine, ascoltai quando la ferita era vera e sanguinante, lasciamole nello ieri), rammaricandomi della mia inutile vita e della sua incapacità di essere in due, trovando conforto nelle parole di altri, più bravi di me a dire e intonare quanto soffrono. (Ndr Tutto questo giro di parole per consigliare canzoni in caso di abbandoni/distacchi/disperazioni eteroindotte. E' gradita l'astensione dal giudizio circa questa mia attività, indice evidente di bipolarismo e/o altra patologia mentale, parimenti affascinante).


Distacco consensuale decisamente sofferto, probabilmente senza giusta causa e con sotterranee contingenti elettricità attrattive reciproche (si prevedono strascichi e revival):


Decisione unilaterale, con tentativo di recupero, sempre unilaterale (ma dall'altra parte):

Struggimento ebbasta:

Sofferenza mai sopita, nonostante anni di allontanamento. Distacco emotivo faticosamente raggiunto (a cui non crede nessuno):

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