lunedì 16 maggio 2011

Libero arbitrio vendesi

Leggevo un libro, ieri notte, e in realtà diciamo che lo stavo divorando, non senza una certa inquietudine, ad un certo punto, perché verso pagina 230 e qualcosa è saltato fuori anche un morto, imprevisto e imprevedibile, e io non sono certo nota per essere miss coraggio. E insomma, leggevo sto libro dove un arguto giovane poneva l’altrettanto arguta questione in termini più o meno questi: se potessi scegliere tra essere sciocco e felice o intelligente e triste, cosa sceglieresti? Beh. A quel punto il mio cervello ha iniziato a giocare a ping pong, e addio lettura (il morto, con corredo di grida dei personaggi e tachicardie mie, era ancora qualche pagina da venire). D’istinto, immedesimandomi nel tizio interrogato (un certo Paul, figo se non ho capito male, di quei tipi intrippati col computer, mezzo haker, ma anche affascinantemente sfuggente e discretamente inopportuno, ma non troppo, ovvero quel tanto che basta a far capitolare una bambolina come me), d’istinto ho pensato: stupido e felice.
Poi però, dopo esame di coscienza in avvio automatico, sono giunta alla conclusione che, ancora una volta, predico bene e razzolo male. Nel senso che se davvero potessi scegliere, masochista come sono, sceglierei sempre e comunque intelligente ma triste. Della serie, voglio sapere, per poter stare male. Allora, andando oltre la questione, dopo essermi incazzata con me stessa per il modo in cui in quell’allora assemblarono i vari pezzi di me, mi sono detta che dovrei essere messa nella condizione di NON POTER SCEGLIERE. In quel caso, provvidenza volesse, spererei di capitare nel gruppo degli Stupidi Ma Felici. Si fotta il capire, voglio avere lo sguardo ebete ma il cuore leggero.
Ergo, metto in vendita il mio libero arbitrio. Da domani, voglio solo scelte obbligate, marito scelto dai genitori a nove anni e menu rigorosamente imposto. Unico modo per me di non cercare di rovinarmi la vita, mi sa.




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