sabato 28 gennaio 2012

Tu credici, idiota


In un pomeriggio di piedi freddi e cioccolata à go go pensavo a una cosa, una lampadina che mi si era illuminata un mesetto fa, e a cui avevo attaccato un cartello di TORNO SUBITO, chè allora di pensieri più urgenti ce n’erano un bel po’.
Riflettevo su questo. Sul fatto che la vita, nel suo susseguirsi di età, funziona un po’ come il tronco di un albero, dove cerchi si sovrappongono ad altri cerchi, e l’albero diventa grosso, noi grandi. Pensavo quindi a come, piccini, ci raccontano tutte quelle cose sul bene, i valori di uguaglianza e rispetto, di specialità individuale, il credere nei propri sogni, il guardare oltre le apparenze, il seguire il proprio cuore, l’essere diversi come valore positivo. Tutte cose su cui poi si abbattono, una volta raggiunta l’età per ricevere bastonate sui denti, con la scure della REALTA’, per cui se continui a crederci e a farne il tuo faro sei bollato, per i loro parametri maturi di genitori o gran visir del vivere adulto, come ingenuo, quando non coglione (sempre comunque accompagnato dall'aggettivo povero), in ogni caso essere non equipaggiato adeguatamente a sopravvivere a questo mondo (indi fonte di preoccupazioni/crepacuore/scherno/terapie corredate da pianti freudiani/scarto a colloqui di lavoro/dileggio di conoscenti in serate organizzate da terzi).

Voglio dire, tutti i cartoni animati, tutti i capolavoroni Disney in cui sempre, sempre sempre, il diverso è rappresentato positivamente, come bene, come qualcosa non da temere, ma di uguale a me, simile, buono proprio perché portatore di cose che mi possono arricchire, tutto il tratteggiare come negativo l’arrivismo, la baldanza, l’arroganza, la strafottenza, beh, che fine fanno alla soglia dei 9 anni? Quand’è il momento esatto in cui succede che quello che era il bene diventa il lascia stare perché sono tutte storie? Ma allora perché raccontarle? Perché la gente possa nasconderle in fondo a qualche cassapanca nelle soffitte della sua testa, che magari potrebbero tornare utili, un giorno, forse, non si sa?
Non so, ho sempre più l’impressione che sia una presa per il culo, quella di relegare ai piccoli i valori di cui una persona si vergogna arrivata all’adultità. Bella ipocrisia quella del mentire sapendo di mentire, predicare bene razzolando male, far crescere orde di piccole potenziali persone e trasformarle poi in gretta gente.  



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