Giorni che seguono altri giorni di cui non sono fratelli nè conoscenti, nè coinquilini di vagoni sovraffollati in viaggi brevi. Non si riconoscono nemmeno, uno vestito di quella stoffa pesante e lunga e pregna degli odori della cucina del tabacco di una pipa dal legno antico, compagna di parole trattenute e occhi bassi. E poi uno di quelli coi capelli al vento, la bocca spalancata mentre il volo rientra e il cuore fa su su su e poi giù, e il pensiero si mette sulle punte dei piedi per arrivare lì in alto, e non ci arriva mai, allora si volta verso un paio di occhi già lì ad apettarlo, a spingerlo su tenendolo per i fianchi.
Sono solo manciate di ore, di piccoli pezzi di una pellicola che a tagliarla e rimontarla basterebbero venti minuti venti per dire chi siamo.
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